

Appello medici su The Lancet, 'difendere diritto salute a Gaza'
Lettera partita dall'Università di Padova: 'Rompere il silenzio'
Un gruppo di chirurghi e professionisti sanitari internazionali ha lanciato un appello sulle pagine di The Lancet, invitando le società medico-scientifiche di tutto il mondo a rompere il silenzio e ad agire per proteggere operatori sanitari, pazienti e strutture ospedaliere a Gaza. La lettera "Gaza's healthocide: medical societies must not stay silent", pubblicata oggi online e in uscita nel numero cartaceo del 4 ottobre, condanna gli attacchi alle infrastrutture sanitarie e mette in evidenza l'impatto del conflitto sui pazienti con patologie urgenti come tumori, traumi e malattie epatiche, privati di cure salvavita. L'iniziativa nasce da due chirurghi dell'Università di Padova, Alessandro Vitale e Umberto Cillo, direttore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell'Università di Padova. "Gli ospedali dovrebbero essere santuari di cura, ma a Gaza sono diventati bersagli. Come medici e chirurghi abbiamo la responsabilità morale di far sentire la nostra voce quando il sistema delle cure è sotto assedio", sottolinea Vitale, primo autore della lettera. "Il nostro compito è difendere l'accesso alle cure come bene universale. I nostri valori civili fondanti vanno difesi con azioni concrete a tutela di pazienti, medici, operatori sanitari e ospedali", aggiunge Cillo. Gli autori chiedono sei azioni alle società mediche: condannare gli attacchi contro strutture e personale sanitario, richiedere un accesso umanitario immediato e senza ostacoli, esprimere solidarietà ai professionisti sanitari sotto assedio, evidenziare la condizione clinica dei pazienti con malattie urgenti, chiedere un cessate il fuoco immediato per proteggere la vita dei civili e i sistemi sanitari e mobilitare le piattaforme delle società scientifiche per educazione, sensibilizzazione e aiuto concreto. Si legge nella lettera: "Il principio di neutralità medica, fondato sul diritto umanitario internazionale, non significa indifferenza; ci obbliga a condannare qualsiasi erosione di questa norma come una minaccia sia per l'assistenza che per l'etica". E ancora "la medicina è più di una scienza: è un dovere morale. E quando quel dovere è minacciato, il silenzio diventa tradimento". Insomma, "il nostro dovere comune come professionisti sanitari è non solo quello di curare, ma anche di salvaguardare il diritto alla salute quando è minacciato".
A.Giannakos--AN-GR