

Alex Britti a pm, mai avrei pensato all'attacco di Equalize
Cantante vittima dei dossier, 'potevano creare pure false prove'
"Avevo il timore di attacchi, ma mai avrei pensato potessero arrivare a quanto è emerso dall'inchiesta (...) temo che si sarebbero potuti spingere a creare delle false prove contro di me non avendo trovato nulla col dossieraggio". Lo ha messo a verbale come testimone, davanti ad inquirenti e investigatori, il cantante Alex Britti, una delle vittime, stando all'inchiesta della Dda di Milano e della Dna, del gruppo delle presunte cyber-spie di Equalize. Per i pm, il "committente" del presunto spionaggio ai danni del cantautore sarebbe stato Fulvio Pravadelli, ex Publitalia e dg della Veneranda Fabbrica del Duomo, il quale avrebbe chiesto agli uomini dell'agenzia di investigazione "di acquisire informazioni pregiudizievoli" su di lui, mentre si stava separando da sua figlia. Il verbale dell'audizione come teste di Britti, del 12 maggio scorso, è tra gli atti depositati con la chiusura del primo maxi filone dell'inchiesta a carico di 15 persone, tra cui non figura Pravadelli. "Equalize nei miei confronti ha avuto tre fasi - ha spiegato il chitarrista davanti al pm Francesco De Tommasi -. La prima relativa al dossieraggio Sdi, che ha evidenziato solo il precedente di polizia del 1991 (...) questione che si è risolta senza conseguenze. La seconda fase dei pedinamenti e del controllo di polizia. E la terza fase, che per fortuna non si è concretizzata credo anche grazie al vostro intervento". Al pm che gli ha chiesto se si fosse accorto dei pedinamenti, Britti ha risposto: "No, zero". Britti ha raccontato che, quando è venuta a galla l'inchiesta e ha scoperto che sarebbe stato uno dei bersagli, non ci dormiva "la notte, vado a leggere gli indagati, chi sono". Quando il suo nome è rimbalzato sui media "m'ha preso un colpo - ha detto - poi dopo ho scoperto tutto (...) che rischi, perché essere fermato dalla polizia, essere pedinato cioè...".
Z.Papadakis--AN-GR